Virgin of the Angels

Roberto Grieco e Studio: Annalise Calì, Serena Nardacci

 Virgin of the Angels

da Adolphe –William Bouguereau (1825-1905)

mosaico in smalti filati su cassina di ottone

1 x 0,70 m.

collezione privata

 Roberto Grieco

Roberto Grieco si è formato come mosaicista presso lo Studio Vaticano del Mosaico dove si è specializzato sia nel mosaico tagliato che in quello filato.  Al titolo di Maestro mosaicista affianca  quello di scenografo e di studioso dell’arte musiva, attività quest’ultima che ha coltivato come conoscitore e pubblicista. Tra i suoi lavori pubblicati si sottolinea per l’impostazione metodologica di carattere manualistico-divulgativa: Grieco R., Handbook of microMOSAICIST. Manuale del microMOSAICISTA. Manuel du microMOSAISTE, Gangemi Editore, Roma 2016.
Dopo una lunga esperienza in Vaticano  Grieco ha scelto di operare in privato iniziando un percorso del tutto originale in cui ha fuso tradizione e innovazione. Nel suo studio, aperto anche alla didattica, ha ripreso la tecnica del micromosaico secondo le regole compositive storiche ma dando vita ad una produzione di stampo decisamente moderno.  Per quanto riguarda la realizzazione di quadri da cavalletto e di piani musivi destinati all’arredo, si è espresso sia con la tecnica del tagliato che del filato. Nelle opere di grandi dimensioni ha fatto largo uso di una tecnica mista, affermatasi negli anni Cinquanta del Novecento, in cui la tessitura compositiva comprende aree con tessere millimetriche accostate ad aree con tessere di larga dimensione.

Il quadro che qui si presenta possiede queste caratteristiche.

Virgin of the Angels

da Adolphe –William Bouguereau (1825-1995)
Roberto Grieco e Studio: Annalise Calì, Serena Nardacci
mosaico in smalti filati su cassina di ottone

1 x 0,70 m.
collezione privata

Il dipinto originale di Adolphe –William Bouguereau si trova presso il Getty Museum di Los Angeles dove è pervenuto nel 2005 dal Lawn Museum di Glendale. Nell’attuale allestimento espositivo è mostrato insieme ad altre due versioni dello stesso soggetto- entrambe di mano di Bouguereau- provenienti da collezione privata: uno schizzo preparatorio ad olio ed una replica in metà formato. http://www.getty.edu/museum/conservation/partnerships/bouguereau/

Nella fase preparatoria del cartone il Maestro Roberto Grieco ha tenuto conto delle tre versioni esistenti con l’intento di ripercorrere il processo sperimentato da Bouguereau nell’ideazione del soggetto. La traduzione musiva risulta di elevatissima qualità sia sotto l’aspetto disegnativo-plastico sia dal punto di vista pittorico. Per rendere i sofisticati passaggi chiaroscurali, in alcune parti rievocanti lo sfumato leonardesco, Grieco ha fatto largo uso di madretinte ossia di quegli smalti ricchi di ossidi coloranti e quindi di timbro più saturo da cui normalmente si ricavano per fusione tutte le varietà di colore. I complessi passaggi chiaroscurali e la luce vivida che mette in risalto i bianchi del dipinto, costituiscono un punto di merito anche della composizione musiva. Per rendere la studiata tavolozza Grieco ha utilizzato i valori di superficie propri della tecnica musiva ricorrendo a tagli di formato differenziato. Da notare l’impiego di tessere quadrate nella resa del volto della Vergine e del Bambino, una norma compositiva che richiede molta maestria e che Grieco deriva da maestri mosaicisti attivi a Roma nel Seicento come Marcello Provenzale e Giovanni Battista Calandra. L’impiego di questo formato regolare costringe la luce a scivolare con maggiore dolcezza sui volti dei due personaggi sacri, con il risultato di creare un trapasso lieve di toni chiarissimi , come in un cammeo.

La mano dello Studio è presente nel paesaggio, in porzioni dei panneggi, nei volti di alcuni Angeli. Le parti eseguite dalle allieve sono state poi assemblate con i necessari collegamenti dallo stesso Grieco.

Micromosaico circolare con Medusa e combattimenti tra Centauri e Greci

Roberto, Massimo, Antonio Cassio

dal mosaico pavimentale del III secolo d. C. delle Terme di Otricoli, Città del Vaticano, Museo Pio Clementino, Sala Rotonda. 

tessere lapidee e smalti filati su supporto in ottone diametro 120 cm

Roma, Studio Cassio 2018

    Il piano musivo circolare dei mosaicisti Roberto, Massimo, Antonio Cassio è frutto di un impegno
    quasi decennale. Le sue dimensioni sono quelle congeniali ad assolvere la funzione di piano di
    tavolo ma risultano anche facilmente adattabili ad altre tipologie di decorazione d’interni.
    Per la composizione sono state impiegate tessere lapidee e tessere in smalto filato. Queste ultime compongono le parti figurative costituite da personaggi umani e mitologici, soggetti fitomorfici, motivi geometrici. La natura delle categorie iconografiche realizzate ha richiesto un impegno tecnico particolarmente meticoloso finalizzato alla preparazione degli impasti necessari ad ottenere, attraverso la fusione, i toni utili a creare il chiaroscuro delle carnagioni e la molteplicità delle varianti tonali necessarie a dar corpo agli elementi vegetali. Da evidenziare anche il rigore compositivo che si nota nella fattura delle cornici percorse da greca e dallo scudo a squame che riempie l’ottagono centrale, su cui spicca la testa della gorgone Medusa.

    Il mosaico antico da cui deriva il soggetto costituisce oggi il pavimento della Sala Rotonda del Museo Pio-Clementino in Vaticano. Rinvenuto nel 1780 nelle Terme della città romana di  (moderna Otricoli, TR), fu collocato nell’attuale sede nel 1786, dopo essere stato restaurato ed integrato con parti di nuova fattura.

    Il piano circolare dei mosaicisti Cassio ripropone la parte centrale del prototipo antico. Entro uno schema geometrico composto da un ottagono da cui si dipartono otto trapezi sono collocati, al centro, la testa della gorgone Medusa circondata da un campo a squame e, nei trapezi, otto scene di combattimento tra Centauri e Greci. Lo schema geometrico è disegnato da cornici percorse da greche. Completano la decorazione due cornici concentriche che attraversano i settori trapezoidali: la più interna con un motivo a zig-zag e la seconda costituita da un festone di frutti intervallato da maschere sceniche e piccoli vasi. Una cornice a greca cinge l’orlo del piano. Nel mosaico pavimentale della Sala Rotonda del Museo Pio Clementino, gli spazi trapezoidali comprendono anche otto scene raffiguranti Tritoni e Nereidi che solcano la superficie del mare.

    Gli autori
    Roberto, Massimo e Antonio Cassio appartengono a una dinastia di mosaicisti che ha caratterizzato con la sua presenza il panorama artistico del mosaico romano di buona parte del Novecento.
    Un particolare riconoscimento si deve al Maestro Virgilio Cassio (1914-2001) che tra il 1962 e il 1990 rivestì l’incarico prima di direttore tecnico e poi di direttore artistico dello Studio del mosaico vaticano.
    Durante la sua direzione Virgilio Cassio diversificò la produzione del laboratorio pontificio avviando una sperimentazione di avanguardia.
    In particolare introdusse accanto alla traduzione musiva di opere pittoriche di grandi maestri, quella di soggetti contemporanei, in alcuni casi di sua invenzione, adottando una tecnica mista per quanto riguarda il formato delle tessere e gli effetti di superficie.


    La fortuna del soggetto

    barberi Otricoli 600

    Il primo a riprodurre in formato ridotto il mosaico delle Terme di Ocriculum fu il mosaicista Michelangelo Barberi (Roma 1787-1867) un artista di fama europea attivo nella prima metà dell’Ottocento. Della grande composizione musiva egli realizzò un bozzetto che pubblicò poi nel 1856, in un catalogo dedicato alle sue invenzioni. A questo bozzetto possono riferirsi un pavimento ed un tavolo oggi conservati al Museo dell’Ermitage a San Pietroburgo (Sala del Padiglione).  Le due opere furono eseguite a Roma tra il 1847 e il 1851 da alcuni artisti russi, sotto la direzione dello stesso Barberi. 


    Bibliografia
    M. Barberi, Alcuni musaici usciti dallo Studio del Cav. Michelangelo Barberi, Roma 1856.
    B. Nogara, I mosaici antichi conservati nei Palazzi Pontifici del Vaticano e del Laterano, Milano 1910, pp. 21-25.
    C. Pietrangeli, Otricoli. Un lembo dell’Umbria alle porte di Roma, Narni1978, pp. 64-68.
    K. Werner, Die Sammlung antiker Mosaiken in den Vatikanischen Museen, Città del Vaticano, 1998 pp. 147-171.

    Regina angelorum

    Dall’originale di William – Adolphe Bouguerau (Parigi Petit Palais, 280 x 184)

    Roberto Grieco e Studio (Annalise Calì, Serena Nardacci, Annamaria Datti), Roma

    mosaico in smalto filato, 140 x 94 cm

    Collezione privata

    Il mosaico riproduce il celebre capolavoro del pittore francese W.A. Bouguerau (1825-1905) in dimensioni pari alla metà dell’originale. Si tratta di un’opera “prima”, nel senso che mai fino ad ora si era affrontata una traduzione musiva dI questo dipinto. Il soggetto è stato reso con sicuro equilibrio compositivo e raffinita sensibilità pittorica. 

    All’ apparizione frontale della Vergine con il Bambino si contrappone il coro angelico che forma una mandorla leggermente inclinata,  con effetto di un maggiore accostamento al primo piano delgli Angeli disposti a sinistra che sono dodici, mentre a destra sono nove.

    Dal punto di vista pittorico l’impegno maggiore è stato richiesto dalla resa della scala cromatica  caratterizzata da un largo uso dei bianchi e delle tinte riservate alle carnagioni. La corrispondente   tavolozza vetrosa è stata tutta realizzata da Grieco attraverso il procedimento della filatura dello smalto, una tecnica che consente di ottenere colori di una considerevole gradazione di toni, come accade nella tavolozza del pittore, ma con una operazione che richiede l’impiego della fiamma e dai risultati non sempre prevedibili.

    Dal punto di vista esecutivo si è proceduto con la preparazione del cartone da cui sono state tratte poi sezioni da eseguire separatamente. Una volta ultimate, le singole parti sono state assemblate. A quest’ultimo laborioso e delicato intervento, che Grieco ha condotto con alta maestrìa, si deve il senso di unità e di armonia dell’insieme. Per la misura ridotta delle tessere impiegate i risultati ottenuti rasentano gli effetti del micromosaico. L’opera ha richiesto quattro anni di lavoro.

    In questa nuova veste musiva, la Regina Angelorum di Bouguereau  si colloca nel solco della tradizione che dal Rinascimento assegna al mosaico il valore di “pittura per l’eternità”.  Con l’intento di salvaguardarne la vivezza delle tinte nel Settecento a Roma si compie la grande impresa di realizzare copie musive dei dipinti già esistenti sugli altari della basilica di San Pietro in Vaticano.  Giorgio Vasari (1511-1574)  scrive ne Le Vite  (ediz. 1568)  che il mosaico “è la più durabile pittura che sia. Imperò che l’altra col tempo si spegne e questa nello stare fatta di continuo si accende; et inoltre la pittura manca  e si consuma per se medesima, ove il musaico per  lunghissima vita  si può quasi