Il mosaico minuto tra Roma Milano e l’Europa ac.

di Chiara Stefani, Il Formichiere, Foligno 2016Recensione di Giuliana Franzini Musiani, Honorary Curator for Decorative Arts  TMAG ( Tasmanian Museum and Art Gallery)  Hobart  Tasmania  Australia

  Con il sostegno: FONDAZIONE NEGRO

 progetto grafico
Giampiero Badiali
copertina
Anonimo della prima metà del XIX secolo, Dettaglio di
micromosaico su cassina di marmo rosso antico (collezione B.R.S.)
© 2016
Il Formichiere
Via Cupa, 31 – Foligno (pg)
info@ilformichiere.it – www.ilformichiere.it
Isbn: 978 88 98428 94 6
I lettori che desiderano informarsi sui libri e sulle attività dell’editore
possono consultare il sito www.ilformichiere.it

 Contenuto del volume

Chiara Stefani, Il mosaico minuto tra Roma, Milano e l’Europa
Assunta Di Sante, Lo Studio del Mosaico Vaticano e il mosaico minuto: scelte culturali e  organizzazione del lavoro nel periodo 1793-1819
Maria Grazia Branchetti, Il guéridon ad uso di déjeuner detto lo Scudo di Achille. Aggiornamenti documentari: 1813-1818
Marco Pupillo, La Testa di Vestale di Clemente Ciuli tra Roma e Parigi
Laura Biancini, «Il quadro partì da Milano il giorno 11 agosto, alle 4 antimeridiane…». Il  trasporto del Cenacolo di Giacomo Raffaelli da Milano a Vienna

Il volume ospita  gli Atti del convegno tenutosi presso la Fondazione Primoli a conclusione della mostra RICORDI IN MICROMOSAICO. Vedute e paesaggi per i viaggiatori del Grand Tour (Roma, Museo Praz 1 dicembre 2011- 9 aprile 2012) curata da C. Stefani.

Se ne presenta qui la recensione di Giuliana Franzini Musiani che è una esperta della materia. Per il catalogo dedicato alla Mostra RICORDI IN MICROMOSAICO, la Franzini Musiani ha curato un saggio dal titolo Mosaici e Mosaicisti romani in libri di viaggio e guide di autori inglesi della prima metà dell’Ottocento, con particolare riguardo a un episodio della vita di Michelangelo Barberi.
Per il TMGA ha studiato, in particolare,  il piano di tavolo in micromosaico e commesso di marmi rari e antichi detto Scott’s Table,  mettendo in luce attraverso fonti documentarie un inedito percorso della produzione del micromosaico romano dell’Ottocento. Il suo saggio pubblicato in KANUNNAH, volume 5 (2013), con il titolo A nineteenth century Roman mosaic tabletop with marble, pp. 1-20 , è disponibile on-line nel sito del TMGA.
                                                                                                             
Recensione

(si ringrazia l’autrice per aver accolto la richiesta di fornire  il testo sia in lingua italiana che in lingua inglese)

Si tratta di una pubblicazione di notevole interesse perché alternativa  alla superficialità,  mascherata da intenti divulgativi,  con cui troppo spesso le arti decorative sono trattate.
I quattro saggi raccolti nel volume sono  tutti imperniati sull’attività dello Studio Vaticano del Mosaico e dei suoi artisti tra la fine del 1700 e il 1820, tra la dominazione francese e il ritorno del potere papale con tutti i problemi e le incertezze che il drammatico, ripetuto  mutare delle condizioni politiche hanno determinati.
Gli scritti  sono frutto di accurate ricerche d’archivio e presentano aspetti meno noti del mondo del micromosaico,  in modo “filologico”, con ricchissime e dettagliatissime note a piè di pagina, ma  senza inutili pedanterie, compiaciute pesantezze di stile o ostentazione di vacua erudizione. Di notevole importanza sono sia le ampie, frequenti citazioni,  sia le appendici, in forma di allegati o di schemi, che consentono la diretta conoscenza di documenti e lettere di difficile accesso anche agli studiosi. Inconsuete e ben distribuite nel testo   sono anche le illustrazioni, in particolare i piani di costruzione dello Studio Vaticano, gli acquarelli di Koeck, il mosaico di Clemente Ciuli e il ritratto di profilo di Giacomo Raffaelli, concepito quasi come una silhouette.
I  testi sono preceduti da un’introduzione della curatrice Chiara Stefani, che sottolinea come la produzione dello Studio Vaticano non fosse limitata all’ambito romano o prettamente” turistico”, ma legata a importanti momenti della storia europea.
La studiosa Assunta di Sante illustra la storia artistica e economica dello Studio Vaticano, travagliato da problemi economici e organizzativi durante e dopo la duplice  occupazione francese di Roma e l’opera di ripristino da parte del Governo pontificio dopo il 1814, che riusci` a mantenere, accanto alla produzione “in grande”, anche la redditizia produzione  “profana” del “mosaico in piccolo”. Di grande interesse, come si è detto, sono le sostanziose appendici.
Maria Grazia Branchetti fa rivivere il retroscena della creazione del mosaico Lo scudo di Achille, concepito inizialmente come produzione sotto l’egida dell’impero francese, anche se sono incerti  il committente e l’originale destinatario, e trasformatosi  in dono papale al sovrano di Francia Carlo X. Gia` il Moroni aveva narrato  dettagliatamente tutta la vicenda, e descritto minutamente anche i doni offerti al papa dal  re di Francia per contraccambiare il prezioso omaggio. La studiosa ci fa conoscere i dettagli della preparazione dei soggetti di ispirazione omerica, ricreati in chiave neoclassica dal  pittore austriaco Koeck,  e,come esito delle  sue attente e minuziose ricerche negli archivi vaticani,   i nomi degli artisti impegnati nella creazione dell’opera, la parte loro assegnata  e, nelle tabelle finali, anche il costo totale e il compenso percepito da ciascun mosaicista.  Sarebbe interessante appurare se il mosaicista Ermenegildo Mazzolini sia in qualche modo da collegare al pittore Giuseppe Mazzolini, attivo a Roma un paio di decenni piu` tardi. In conclusione il saggio permette di scoprire quanto impegno, quanto tempo e quanto coinvolgimento di artisti  si celi “dietro le quinte” di un capolavoro.
Nel suo  ben documentato saggio, Marco Pupillo ci presenta un mosaicista e un mosaico decisamente inconsueti nel panorama della produzione dell’epoca. L’autore inoltre ricostruisce in modo avvincente la carriera di Clemente Ciuli, nel passaggio dalla sua attività di mosaicista  nello Studio Vaticano a quella di artista e restauratore di mosaici a Parigi. Viene anche sottolineato lo  straordinario  virtuosismo del Ciuli  nella creazione di un’opera in un certo senso “tradizionale” o “antica”, tutta giocata sulle tenui sfumature di colore dei marmi costituenti le tessere, scelta  inconsueta rispetto alla brillantezza degli smalti vitrei dei mosaici “in grande” e “in piccolo”.  La riproduzione fotografica della Testa di vestale  appare particolarmente preziosa, perche` reperibile precedentemente solo in una ormai introvabile pubblicazione di González-Palacios. La scelta del soggetto dell’opera di Ciuli potrebbe ricordare, sia pure con iconografia non del tutto simile, le numerose erme di vestale create da Canova negli stessi anni. Come lo studioso accuratamente precisa, il mosaico è inoltre completato  da una collezione di tutti i marmi usati dall’artista  e dalla loro descrizione. Questo fa pensare al nascere del collezionismo di marmi antichi e  pietre semipreziose, ai tavoli realizzati da G.Raffaelli e alle collezioni di F. Corsi o di Dodwell,  tra gli altri. Non sorprende, come ancora l’autore puntualizza, che a Parigi l’opera,  ancora oggi nella collocazione originaria al Jardin des plantes, abbia destato l’interesse di studiosi di scienze naturali,  più che dei collezionisti. Curiosamente, negli stessi anni,  anche Michelangelo Barberi, secondo quanto narra Lady Morgan in France 1829, aveva un atelier a Parigi, ma non risulta che i due mosaicisti si siano incontrati.
L’ultimo scritto, opera di Laura Biancini, si potrebbe definire un diario di viaggio che ci fa rivivere un particolare  momento della vita di G. Raffaelli , tutte le apprensioni, gli entusiasmi, le preoccupazioni e la finale delusione dell’artista  e dei suoi collaboratori, impegnati nel trasporto del gigantesco mosaico, copia del Cenacolo di Leonardo da Milano a Vienna e qui “dimenticato” per anni, finche` nel 1847 l’imperatore  Ferdinando I lo  fara` sistemare nella Minoritenkirche . Gli ampi  squarci di lettere dello stesso Giacomo Raffaelli,  di Vincenzo Raffaelli e di altri ci permettono di seguire nei dettagli il viaggio lungo e avventuroso dell’opera che, come Lo scudo di Achille, era stata concepita in epoca napoleonica per celebrare in certo senso  la grandeur della Francia e che, come l’altro capolavoro a mosaico , è andato incontro a  un destino ben diverso.
ll volume, ben presentato nella veste editoriale,  merita dunque  l’attenzione non solo di specialisti della materia, ma anche di coloro che si appassionano a questa forma di arte decorativa e che ne apprezzano  non solo la bellezza , ma anche e soprattutto la storia che ne costituisce lo sfondo.


This book  should be of special interest to scholars and mosaic-collectors, for it is rather different from many other publications about decorative arts, publications  which sometimes, pretending to popularize the subject, actually offer nothing more than simple descriptions of beautiful masterpieces and rich collections of attractive photographs.
The four papers,  with an  introduction by Chiara Stefani, are all  about  the artistic production of the Studio Vaticano del mosaico in Rome and the mosaic-makers operating in it  between the end of the 18th century and the first decades of the 19th century.
In fact, the authors, who approach the subjects in a “philological” way and without showing pompous erudition,  investigate details related to artistic and financial problems of the Studio during the French invasion and the following reinstatement of the Papal kingdom in 1814.
The essays are based on accurate research into archives and meticulous perusals of documents, which are not easily accessible even to  scholars. Therefore, all of them offer to the readers the opportunity to discover some little known episodes and facts of the mosaic art and its artists, operating in  the Studio Vaticano del mosaico in Rome and  sometimes in connection  with other European countries.
Assunta di Sante in the first paper illustrates the financial conditions of the StudioVaticano del mosaic before the French invasion, under the French governments (Repubblica Romana 1798-99 and Napoleon empire  1809-1814) and the slow and difficult recovery under the restored Papal kingdom from 1814. In particular, the scholar points out the decision of the Studio to maintain both the productions : the mosaico in grande and the new mosaico minuto, which was an important and profitable business. Among the many illustrations, the most interesting are the maps of the buildings  into which  the Studio has moved during these years. The appendix contains  a number of important documents and  can be considered as relevant as the essay itself.
The tabletop in micromosaic  Lo scudo di Achille ( Achilles shield), now held in  Fontainbleau, is the subject of the essay by Maria Grazia Branchetti. The round micromosaic  is subdivided in various sections, the largest layer , in which are depicted  12 scenes inspired by the XVIII book of the Homer’s Iliad, reproduces  the patterns created in neoclassical style  by the Austrian painter J.J.Koeck. The mosaic was conceived under the French government and the name of the original  possible purchaser is obscure. Nevertheless, this important work was completed years later under the papal kingdom. Eventually, in 1826 the pope Leo XII gave this masterpiece to the king of France, as a present in recognition of the help given to the pope by the French navy.The scholar investigates the practical and financial issues related to the highly demanding creation of this tabletop.  Furthermore, she has been able to establish a correct list of the artists involved in  that work,  the single sections of the mosaic  created by  each of the  mosaic-makers  , and  even   the final cost of the entire work, including the payments due to the artists. Therefore, the lists attached to the paper, in fact a real discovery,  should be considered of special interest. The essay is enriched by  photographs of the tabletop and of four watercolours of Koeck, held in the Vatican Museum and not known until now.
Marco Pupillo adds new light and details to the biography of the mosaic-maker Clemente Ciuli, at the time, when the Roman artist moved from the Studio in Rome to Paris, in search of success and a better life. The scholar points out  that Ciuli took to France a spectacular Testa di vestale( Head of a Vestal), an unusual mosaic made with tesserae of various marbles and  completed by a panel containing specimens and names of all the stones used by the artist. No wonder that such a masterpiece, an exceptional example of technical virtuosity and taste for pale colours and soft nuances, captured the interest of scientist rather than the curiosity of collectors of mosaics, more fascinated by the bright colours of the glass-pastes. The mosaic is still held in its original location, the Jardin des plantes in Paris. Obviously, the illustration of the Testa di vestale is also relevant, being the only one available in an accessible publication.
Laura Biancini, quoting letters and documents, including the passport of the mosaic-maker Giacomo Raffaelli, has been able to write  a fascinating “travel-journal”, in which she evocates the “adventure” of the mosaic Il cenacolo ( The Last Supper) by Giacomo Raffaelli, a life-size replica of the fresco by Leonardo in Santa Maria delle Grazie in Milan. The work was initially conceived probably for Milan or for a French location, nevertheless, after the fall of Napoleon, the Austrian government decided to move the masterpiece into  Vienna. Consequently, despite the difficulties along the road, including the passage through mountains, the length of the trip  and the danger of damage, eventually the mosaic reached the Austrian capital city. The numerous and extensive quotations of letters by Giacomo Raffaelli and other persons involved in the travel allow the reader to discover the concerns, the enthusiasm,  the technical problems and the final disappointment of the artist, when he knew that his masterpiece was located in a sort of warehouse, where it laid neglected for many years, until 1843 ( Then it was placed in the Minoriten Kirche, where it still is).
Therefore this book, well presented and completed by illustrations and foot-notes(rich  bibliography) can be considered  not  as a collection of learned essays for specialized scholars, but  as a source of knowledge and information for collectors and readers  interested in this kind of art and in its history.

Giuliana Franzini Musiani
Honorary Curator for Decorative Arts   TMAG ( Tasmanian Museum and Art Gallery)
Hobart  Tasmania   Australia