Rose, suocere e nuore, lilla’, tulipano, campanule farfalla

da originale di Fabio Cipolla (1852-1935)

  ambito

Licinio Campanili (1865- post 1922)

1892, Studio del mosaico Vaticano 


  All’attribuzione e alla datazione porta un documento dell’Archivio storico della Fabbrica di san Pietro datato 25 maggio 1892. Si tratta di un contratto tra il mosaicista Licinio Campanili e la Fabbrica per l’esecuzione di due quadretti rappresentanti “fiori, ossia azalea, suocere e nuore, ecc.” tratti da un originale del pittore Cipolla. Il soggetto floreale rappresentato in mosaico corrisponde  a quanto precisato nel contratto per la parte rappresentante i fiori detti “suocere e nuore”. Lo stile con cui è eseguito è quello tipico della produzione tardo ottocentesca.

Licinio Campanili come il padre Federico fu mosaicista dello Studio Vaticano. Vi fu introdotto sotto la tutela paterna all’età di diciotto anni. nel 1886. Due anni più tardi, dopo aver seguito un corso di disegno e pittura presso l’ Accademia di San Luca gli fu riconosciuto il tiolo di apprendista. E’ documentato fino al 1922. Praticò molti generi ma si distinse in particolare nella realizzazione di composizioni floreali.

La Madonna Addolorata,

detta Madonna del Dito

da Carlo Dolci (Firenze 1616-1686/87) Madonna Addolorata, Firenze, Galleria degli Uffizi

micromosaico in smalti filati

diam. 7 cm.

1800-1810 ca

Collezione Dario Ghio – Montecarlo


Il micromosaico traduce in formato miniatura la Madonna Addolorata di Carlo Dolci, più nota con il titolo di Madonna del dito.
Del dipinto sono note più versioni che si differenziano, principalmente, per varianti relative alla caduta del panneggio entro cui è come incastonato il volto della Vergine.  La versione impiegata per la realizzazione di questa miniatura musiva si può individuare nel prototipo dolciano della Galleria degli Uffizi di Firenze dal quale, nel 1808, l’incisore Giuseppe Asioli realizzò una stampa (Roma, Istituto Nazionale della Grafica, FC53412). Pur non essendo vincolante, la data dell’incisione assume il valore di un probabile termine post quem non  per la datazione dell’opera in esame.
Il panneggio ampio e ridondante  è un vero esempio di virtuosismo esecutivo.  La Vergine ne ferma la caduta con una mano, di cui si intravede il dito al disotto del mento.
Di notevole impegno pittorico la scelta del monocromato che risulta piuttosto raro nel micromosaico dove,  di solito, si trova impiegato nella rappresentazione di soggetti tratti da modelli scultorei. Tra questi ultimi è celebre la riproduzione in piccolo formato del Giove di Otricoli, realizzata in più esemplari dal mosaicista Clemente Ciuli tra il 1804 e il 1808 (C. Pietrangeli, Pio VII a Firenze.., in “L’Urbe”, XLV, n.s.,5, sett. – ott. 1982, p. 170; M. Pupillo, Le occasioni di Clemente Ciuli mosaicista romano, in “Bollettino dei Musei Comunali di Roma”, n.s. XXIV,(2010, pp. 46).
 Della Madonna del dito  sono note numerose traduzioni musive nel formato del quadro da cavalletto e rispettose della policromia originale. 

La congiura di Lucrezia Romana

Da Luca Giordano (1643-1705), Bruto giura contro i Tarquini dopo la morte di Lucrezia, Firenze, Palazzo Martelli.

Lucrezia2cm7

micromosaico in smalti filati  
ultimo quarto secolo XVIII
diametro cm. 7
mercato antiquario


 Il micromosaico s’ impegna in un soggetto eroico  tramandato dallo storico Tito  Livio (59 a. C. – 17 d. C.): Lucrezia offesa nell’onore da Sesto Tarquinio  (figlio di Tarquinio il superbo) si uccide. Dinnanzi a lei morente vi sono il marito Collatino,  il padre Spurio Lucrezio e Lucio Giulio  Bruto, futuro console della repubblica,  che giura vendetta.  
Prototipo  è il dipinto di Luca Giordano appartenuto all’arcivescovo di Firenze Giuseppe Maria Martelli (1678-1744). Dalla composizione giordanesca  nel 1780 l’incisore Benedetto Eredi  (su disegno di Ranieri Allegranti) trasse un rame  per la pubblicazione di una Raccolta di ventiquattro stampe rappresentanti quadri copiati da alcune gallerie e palazzi di Firenze.  
Il  disegno preparatorio per questo micoromosaico  fu probabilmente ricavato dalla stampa dell’Eredi.

L’ Aurora

da Guido Reni (1575 – 1642), Apollo guida il carro del sole circondato dalle Ore e preceduto dall’Aurora ( L’Aurora), Roma, Casino Rospigliosi Pallavicini.


micromosaico in smalti filati
cm.12 x 26

prima metà XIX secolo
collezione privata

Il mosaico riproduce il celebre affresco dell’Aurora dipinto nel 1612-1614 da Guido Reni (1575 – 1642) nel Casino  del Palazzo Pallavicini-Rospigliosi sito a Roma sul colle del Quirinale. Apollo alla guida del carro solare è preceduto da Aurora che  si libra nell’aria spargendo fiori. Attorno al  carro si dispongono le Ore. Un putto  reca una fiaccola con la quale dirada le tenebre della notte. Nell’angolo destro si distende un paesaggio marino appena risvegliato dalla luce del giorno.

Questo tema occupa un posto preminente nella produzione del micromosaico. Ne sono documentate repliche di varie dimensioni e l’applicazione anche nell’oreficeria (1). Nel caso in esame è tradotto in un formato adatto all’arredo parietale.

1 . BRANCHETTI M.G., Collezione Savelli. Mosaici minuti romani, Roma 2004, p. 107.
   . GRIECO R., Micromosaici romani. Roman Micromosaic, Roma 2008, p. 47 fig. 40, p. 97, fig.268, p. 182, fig. 430.