Regina angelorum

Dall’originale di William – Adolphe Bouguerau (Parigi Petit Palais, 280 x 184)

Roberto Grieco e Studio (Annalise Calì, Serena Nardacci, Annamaria Datti), Roma

mosaico in smalto filato, 140 x 94 cm

Collezione privata

Il mosaico riproduce il celebre capolavoro del pittore francese W.A. Bouguerau (1825-1905) in dimensioni pari alla metà dell’originale. Si tratta di un’opera “prima”, nel senso che mai fino ad ora si era affrontata una traduzione musiva dI questo dipinto. Il soggetto è stato reso con sicuro equilibrio compositivo e raffinita sensibilità pittorica. 

All’ apparizione frontale della Vergine con il Bambino si contrappone il coro angelico che forma una mandorla leggermente inclinata,  con effetto di un maggiore accostamento al primo piano delgli Angeli disposti a sinistra che sono dodici, mentre a destra sono nove.

Dal punto di vista pittorico l’impegno maggiore è stato richiesto dalla resa della scala cromatica  caratterizzata da un largo uso dei bianchi e delle tinte riservate alle carnagioni. La corrispondente   tavolozza vetrosa è stata tutta realizzata da Grieco attraverso il procedimento della filatura dello smalto, una tecnica che consente di ottenere colori di una considerevole gradazione di toni, come accade nella tavolozza del pittore, ma con una operazione che richiede l’impiego della fiamma e dai risultati non sempre prevedibili.

Dal punto di vista esecutivo si è proceduto con la preparazione del cartone da cui sono state tratte poi sezioni da eseguire separatamente. Una volta ultimate, le singole parti sono state assemblate. A quest’ultimo laborioso e delicato intervento, che Grieco ha condotto con alta maestrìa, si deve il senso di unità e di armonia dell’insieme. Per la misura ridotta delle tessere impiegate i risultati ottenuti rasentano gli effetti del micromosaico. L’opera ha richiesto quattro anni di lavoro.

In questa nuova veste musiva, la Regina Angelorum di Bouguereau  si colloca nel solco della tradizione che dal Rinascimento assegna al mosaico il valore di “pittura per l’eternità”.  Con l’intento di salvaguardarne la vivezza delle tinte nel Settecento a Roma si compie la grande impresa di realizzare copie musive dei dipinti già esistenti sugli altari della basilica di San Pietro in Vaticano.  Giorgio Vasari (1511-1574)  scrive ne Le Vite  (ediz. 1568)  che il mosaico “è la più durabile pittura che sia. Imperò che l’altra col tempo si spegne e questa nello stare fatta di continuo si accende; et inoltre la pittura manca  e si consuma per se medesima, ove il musaico per  lunghissima vita  si può quasi