Venditrice Amorini

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Il soggetto, noto come la Venditrice di amorini,  è tratto da un affresco rinvenuto a Stabia nel  1759 e oggi conservato presso il Museo Archeologico di Napoli.  La composizione comprende più personaggi ed ha come tema centrale  una curiosa vendita di amorini alati da parte di una mercantessa: gli amorini sono contenuti in una gabbia come dei volatili. La mercantessa ne  solleva uno tenendolo fermo per le ali e lo  mostra a due donne evidentemente interessate alla singolare merce.
Delle due donne una è seduta e l’altra è in piedi alle spalle della prima. Riguardo agli amorini, oltre a quello sollevato in aria  la scena ne contiene altri due: uno seduto sul fondo della gabbia e l’altro accanto alla donna seduta.
Secondo un’ interpretazione del soggetto che si legge nell’opera dell’incisore romano Tommaso Pirolivenditrice amorini incisione 

dedicata alle antiche pitture di Ercolano (Le antichità di Ercolano, II,1789, tav. 38 ) la mercantessa potrebbe essere Penia, ossia la povertà madre di Amore, la matrona seduta Venere e la giovane consigliera Pito, dea della Persuasione. I tre amorini rappresenterebbero invece i tre stati del sentimento amoroso: l’appetito (quello ancora in gabbia), il desiderio (quello esposto), il possesso (quello accanto a Venere).
Ma al di là di ogni interpretazione intellettualistica  la scena appartiene di fatto al genere del dilettevole.
Tra le pitture rinvenute a metà Settecento negli scavi promossi da Carlo III di Borbone, l’affresco della Venditrice di amorini  divenne subito famoso ed entrò molto precocemente nel campo delle arti decorative ( González-Palacios,  1980, II, p. 134 ). Già nel 1763 il pittore francese Joseph -Marie Vie, ne traeva una copia pittorica, con alcune licenze rispetto all’originale ( Marchand d’ Amours,  Musée National du Château di  Fontainebleau).
A divulgarne la scoperta  furono soprattutto le incisioni a stampa.  La prima  comparve nel terzo volume de Le Antichità di Ercolano esposte (1762), edito dalla reale Accademia ercolanese (otto volumi in folio cm.52 x 38 , Napoli 1755-1792).
A questa seguirono quelle pubblicate nelle edizioni “economiche” che videro la luce in Inghilterra (1773), Germania(1778), Francia (1780), Italia (1789). L’edizione italiana è quella del già menzionato Piroli ( sei volumi , i primi cinque editi tra il 1789 e il 1794, il sesto nel 1807).
Nel micromosaico che qui si presenta il soggetto rispecchia abbastanza fedelmente l’originale.
E’ noto un altro micromosaico raffigurante lo stesso tema firmato dal celebre  mosaicista Clemente Ciuli (Grieco ,2008,p. 107).


rif. BIBLIOGRAFIA per gli autori citati nel testo